La rivista del Centro
Annali di Architettura 18-19/2007
Giles Worsley †
Scamozzi’s Influence on English Seventeenth-Century Architecture
pp. 225‐234.
In Inghilterra – a differenza che in Olanda – l’intero testo dell’Idea di Scamozzi non fu mai tradotto. A dispetto di questo fatto, l’influenza di Scamozzi sull’architettura inglese del XVII secolo è maggiore di quanto sinora non sia stato notato. La sua opera ha puntellato molti dei progetti di Inigo Jones (Queen’s House, Greenwich, 1616-40; alcuni progetti non eseguiti per Whitehall, ca. 1638) e quelli del suo pupillo John Webb (schemi non realizzati per Durham House, 1649, ispirati dal disegno di Scamozzi di casa dei Senatori romani e dalla sua villa Verlato). Nelle numerose annotazioni sulla sua copia personale dell’Idea, Jones concentrò la sua attenzione in particolare sui disegni per ville suburbane del Libro III. Roger Pratt, come Jones prima di lui, vide gli edifici di Scamozzi a Vicenza e fuori città, e nel suo taccuino di viaggio (a cura di R.T. Gunther, 1928) elogia il dettaglio nei disegni dell’architetto e il suo metodo di dividere la pianta in quadrati. John Evelyn e Roger North – altri due contemporanei – fecero solo un uso parziale dell’Idea, e Robert Hooke non la sfruttò per nulla. Alcuni progettisti ne furono significativamente influenzati nelle loro realizzazioni architettoniche negli anni Sessanta del Seicento quando iniziarono a comparire traduzioni del VI Libro del trattato (per esempio The Mirror of Architecture, di William Fisher, del 1669, tradotto dal testo di Joachim Schuym, 1662). Probabilmente l’esempio più convincente di citazione diretta da Scamozzi in questa decade si trova al Carpenter’s Hall nella City di Londra, progettata da John Wildgos nel 1664. (Gordon Higgott, dicembre 2006)
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