La rivista del Centro
Annali di Architettura 30/2018
Gemma Zaganelli
L’architettura e il concetto di spazio-tempo: il caso della Maison cubiste di Raymond Duchamp-Villon
pp. 107‐120.
Per la decima edizione del Salon d’Automne del 1912, lo scultore Raymond Duchamp-Villon è impegnato nella realizzazione della Maison cubiste. Il programma consiste in una casa d’abitazione con tre stanze a pianterreno che, con il concorso di numerosi artisti chiamati da André Mare, sarebbero state arredate con l’intenzione di rivaleggiare con le novità del modernariato tedesco. Tra gli altri, Jacques Villon, La Fresnaye, Gleizes, Metzinger, Léger e Duchamp-Villon, al cui ingegno è affidata la decorazione della facciata esterna in cui egli realizza una stretta sinergia tra scultura, architettura, scienza e filosofia. In una indiscutibile relazione con l’ambito della riflessione astratta, le novità del linguaggio cubista rivoluzionano, in questi anni, il tradizionale rapporto volumetrico e spaziale: gli artisti si adoperano per dimostrare che l’oggetto non esiste più in quanto tale e che la sua conoscenza origina dalla percezione sensibile del soggetto che lo analizza, scomponendone le parti costitutive. Nel caso della Maison cubiste, alcuni elementi introdotti da Duchamp-Villon sembrano prestarsi a una lettura critica spazio-temporale: il senso di continuità tra il prospetto esterno e interno dell’edificio; il dialogo costante tra stile passato e presente e il progresso di un inedito linguaggio d’arte. Era in atto una rivoluzione profonda che, da lì a poco, avrebbe fatto crollare i paradigmi su cui si era fondata la concezione classica dell’arte e della fisica, mettendo in luce la natura relativistica dello spazio e del tempo.
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