Barry Bergdoll
Some notes on Palladio’s reputation in France, Germany, and Britain in the nineteenth century
pp. 161‐182.
Se nel corso dell’Ottocento la fama di Palladio si manifestò attraverso presenze nell’arte scultorea pubblica e nei programmi iconografici di edifici pubblici, oltre che nel continuo riferimento a Palladio come canone persino in metafore che riguardavano la cucina e il cioccolato, come modello per la moderna progettazione architettonica la sua opera venne messa sempre più in discussione. Questa indagine preliminare offre una traccia e una panoramica delle vicissitudini della reputazione di Palladio nei principali centri di formazione architettonica dell’Europa occidentale del XIX secolo al di fuori dell’Italia: Parigi, Londra, Berlino, Monaco e Karlsruhe. All’inizio del XIX secolo, in particolare nell’influente manuale di J.N.L. Durand, ampiamente utilizzato in Francia e Germania, i progetti di Palladio furono radicalmente semplificati per fini pratici. A partire dai dibattiti sul ruolo dei modelli e degli standard negli anni trenta dell’Ottocento, quando il concetto di relatività storica fece sempre più presa sulle risposte alla domanda posta per la prima volta da Heinrich Hübsch nel 1828 – in quale stile dovremmo costruire? –, si sollevarono dubbi sull’importanza di Palladio. In particolare con l’ascesa delle teorie del revival gotico, e soprattutto l’influenza di Ruskin, Palladio fu oggetto tanto di sfide quanto di elogi. In tutti questi episodi, tuttavia, il nome e il significato di Palladio non furono mai dimenticati, anche se il suo ruolo di pietra di paragone fu spesso contestato con vigore.
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