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The magazine of the Centro

Annali di Architettura 35/2023

Werner Oechslin
„Humaniter ad Divina“ und: Architektur als Geistesgeschichte. Dalibor Vesely und Guarino Guarini: ein Nachtrag
pp. 163‐180.

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Dalibor Vesely insegnava storia e teoria dell’architettura all’Università di Cambridge. Per lungo tempo si è occupato di Guarini Guarini nel contesto del fenomeno del Barocco e, di conseguenza, si è particolarmente interessato a problemi di metodo con un’attenzione all’ermeneutica e a posizioni come quella di Hans Sedlmayr. Le sue “trasgressioni” dei limiti della storia dell’arte furono sempre stimolanti, ma provocarono anche reazioni negative. È logico che Vesely dovesse occuparsi continuamente anche di problemi di storia della scienza. Per spiegare la cupola della Sindone come successione di forme geometriche di dimensioni crescenti, per analogia, si è riferito all’Opus Geometricum di Grégoire de Saint-Victor (1647). Questo studio parte da qui e tenta di entrare più concretamente nel contesto dei testi matematici di Grégoire de Saint Victor e poi, soprattutto, in quelli di Guarino Guarini dove la vicinanza di schemi geometrici e di corpi architettonici si rivela pertinente e certa. Guarini ne parla come “quasi fructus antecedentium Tractatuum”. Le sue opere matematiche, come l’Euclide Adauctus, sono soprattutto di valore didattico e didattico-sistematico. Quel “fructus” si riferisce alla discussione sistematica del “complementum omnium, quae de punctis, lineis, figuris, planitiebus & soliditatibus dicta sunt”. L’architettura non si serve soltanto di singole figure o schemi, ma segue il percorso sistematico “euclideo” della geometria con tutto il peso di un “ragionamento” sistematico e conclusivo. Viene in mente la tradizione di Cusano, il cui De Transmutationibus Geometricis funse sempre da modello per tali applicazioni e trasformazioni. L’architettura di Guarini viene così immersa nell’universale cosmo matematico e ne sfrutta i principi e i significati. Il motto Humaniter ad Divina è preso dal De Visione Dei di Cusano. Non c’è dubbio che Guarini, “teologo”, fosse disponibile ad aprirsi a tali orizzonti. Dalibor Vesely cercava di trovare una spiegazione “totalizzante” del Barocco e la vedeva raffigurata in maniera eccellente nel soffitto dipinto da Franz Joseph Spiegler nella chiesa di Zwiefalten (1751). Si tratta certamente di un altro esempio, proprio nel significato della concreta manifestazione di ciò che si presenta come “aspetto”/aspectus, e che quindi è visibile e accessibile ai sensi. Con tali espressioni artistiche siamo di fronte a concetti ben più ampi e universali, come si vede anche dalla strumentalizzazione matematica, non esclusivamente astratta ma tangibile nel contesto di una realtà architettonica contingente e concreta. Tale è il “mistero” barocco, di riunire concretamente il mondo spirituale (e teleologico) con i segni “alienati” dell’arte. O meglio: dietro questi “misteri” si intravvede un processo ben definito, “scientifico”, che lega in chiara corrispondenza mondi spirituali e reali, architettonici.
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