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The magazine of the Centro

Annali di Architettura 35/2023

Petr Uličný
Palladio beyond the Alps: The Case of Lazarus Henckel’s Palace in the Lesser Town of Prague (c. 1609)
pp. 81‐96.

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L’architettura praghese del primo Seicento presentava un carattere fortemente eterogeneo, a causa – forse – da un lato della popolazione multietnica, delle numerose fazioni religiose, dell’eredità ancora viva dell’architettura gotica, e dall’altro di committenti che cercavano ispirazione in diversi centri dell’architettura italiana. Ne è un esempio eloquente il palazzo costruito nel 1609-1611 da Lazarus Henckel il Giovane, figlio del banchiere dell’imperatore Rodolfo II, la cui architettura era isolata in città. A causa dell’abdicazione dell’imperatore nel 1611, questa struttura, situata nella “Città piccola”, non fu completata e scomparve quando fu incorporata nel palazzo Colloredo (oggi Schönborn). La documentazione superstite mostra che la facciata del palazzo aveva un ordine gigante di colonne, probabilmente basato su modelli palladiani. L’architetto del palazzo di Henckel non è noto, le fonti ci dicono solo che le opere lapidee furono eseguite dal capo scalpellino dell’imperatore Giovanni Antonio Brocco. Gli autori possibili sono lo stesso Scamozzi, che conosceva Praga dalla sua visita nel 1599 e lavorava per clienti non italiani come l’arcivescovo di Salisburgo (1603-1608), oppure Joseph Heintz il Vecchio, pittore di corte dell’imperatore Rodolfo e architetto di talento. Quest’ultimo è il candidato più probabile perché era in contatto con Henckel, trascorse dieci anni in Italia, dal 1587 al 1589 direttamente a Venezia, e il suo progetto per la loggia di Augusta tradisce una conoscenza dettagliata dell’opera di Palladio. Anche se incompiuto, il palazzo di Henckel sembra servire da modello per il palazzo Czernin di Praga, progettato nel 1667-1668 da Francesco Caratti, che rappresenta l’architettura palladiana su scala veramente grandiosa.
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